La denominazione "Natura Morta" non la trovo appropriata: i frutti, i fiori, le verdure, anche se rappresentati lontani dal loro luogo di appartenenza naturale, non sono ancora morti, portano i semi di quella che puo' essere una nuova vita, cosi' come gli oggetti sono vivi fino a quando vengono usati e li rendiamo partecipi della vita delle persone.

Sono andato alla ricerca dell'etimologia del termine: come soggetto pittorico la "Natura Morta" raggiunge una propria dignita' e diventa protagonista nei dipinti del XVII secolo, esaltata dai pittori fiamminghi, francesi, spagnoli, italiani, conquista tutta l'Europa.
Con poche differenze stilistiche, la traduzione del nome di questo genere di pitture resta comunque nel significato, simile a quello attuale, in Inghilterra "still-life" (vita ferma) , in Germania "stil leben", in Spagna "naturaliza muerta", ma io preferisco il nome che gli venne dato dai piu' antichi pittori che si sono cimentati in rappresentazioni con al centro della scena frutti e oggetti di uso quotidiano: gli antichi Greci.

Sembra che i Greci si fossero gia' lasciati affascinare da questo tipo di rappresentazione e l'avessero chiamata "Xenia", letteralmente "doni ospitali", dal vocabolo "xenos", ospite, ed erano per loro la raffigurazione del concetto dell'offerta di ospitalità che aveva grande rilievo nel mondo ellenico, niente a che vedere col concetto dal quale deriva il nome "natura morta" ovvero composizione di oggetti inanimati, con cui secoli dopo ebbe tanta fortuna questo genere di pittura.

In effetti trovo piu' appropriato il nome antico, la rappresentazione di frutti e oggetti che spesso si associano al cibo o alla tavola o a strumenti musicali, contrasta notevolmente con il concetto di morte, di natura morente, la associo piu' ad una gioviale offerta di ospitalita', di conforto, di intrattenimento, quello che infatti solitamente questi quadri vogliono trasmettere: il calore.